IL NOSTRO PENSIERO

LA SALUTE AL CENTRO DI TUTTE LE POLITICHE.
UNA SFIDA ANCHE PER LA SOSTENIBILITÀ DEI SISTEMI SANITARI.


L’evoluzione sociale e demografica in Europa pone sfide difficili per i governi e le autorità
sanitarie riguardo alla sostenibilità del sistema di sicurezza sociale nel suo complesso. La
discussione all’interno della comunità di sanità pubblica, e più in generale in quella dei
decision maker si incentra spesso sui costi per il sistema sanitario causati da questa
evoluzione in termini di aumento delle risorse necessarie alla diagnosi e al trattamento delle
patologie croniche. Tuttavia, esiste una solida evidenza scientifica riguardo al ruolo che
politiche in altri settori possono esercitare in direzione di un’effettiva difesa della salute.


TENDENZE DEMOGRAFICHE E DETERMINANTI DELLA SALUTE
La popolazione europea sta invecchiando e contemporaneamente diminuendo a causa del
declino della natalità sotto i livelli di sostituzione e dell’aumento dell’attesa di vita. La
popolazione europea – secondo stime effettuate dalle Nazioni Unite – si attesterà nel 2040
intorno ai 685,4 milioni di persone, con una riduzione di circa il 6% rispetto alla popolazione
presente nel 2000 (728 milioni). Questo fenomeno sarà presente in tutti i paesi europei, ad
eccezione di Cipro e Malta. Parallelamente, si verificherà un aumento del rapporto di
dipendenza espresso come percentuale della popolazione 0-14 anni e di età superiore a 64
anni. Le attuali proiezioni indicano un aumento di questo rapporto dal 49% nel 2021 al 66%
nel 2040, con ovvie implicazioni in termini di riduzione della popolazione in età lavorativa
nonché di necessità finanziarie per i servizi di sicurezza sociale e sanitaria.
Un aumento della popolazione anziana può risultare in un aumento delle persone affette da
patologie croniche, come le patologie cardiovascolari, il diabete, le malattie legate al consumo
di tabacco e alcol, malattie che già oggi hanno un costo significativo per il sistema sanitario.
Proiezioni dell’OMS per l’anno 2021indicano un aumento delle spese sanitarie per le malattie
cardiache, l’ictus e il diabete.
La gran parte di queste patologie croniche è associata a determinanti generati da settori diversi
da quello sanitario e sui quali i comportamenti individuali risultano influenzati in modo
decisivo dal contesto sociale. Ad esempio, nella regione europea dell’OMS il 15,7% delle
patologie causa di morte e disabilità è associato all’obesità, al basso consumo di frutta e
verdura e all’inattività fisica. L’indisponibilità di alimenti sani a basso prezzo, i messaggi
pubblicitari, la struttura delle città e l’organizzazione della giornata, sono tutti fattori che
contrastano con le necessità della prevenzione e indicano o favoriscono comportamenti
individuali «non-salubri».
Il ruolo del contesto sociale, culturale e ambientale e delle sue interazioni con i determinanti
più prossimali dello stato di salute è ben noto alla comunità di sanità pubblica
Le condizioni di vita e di lavoro e lo stato socio-economico, ad esempio, esercitano un effetto
diretto sugli stili di vita, come l’abitudine al fumo e alle bevande alcoliche e il livello di
attività fisica.

INVESTIRE IN SALUTE : PREVENZIONE
Investire in salute e mantenere e migliorare lo stato di salute della popolazione contribuisce
non solo al mantenimento del benessere degli individui, ma anche alla stabilità e sostenibilità
del sistema e alla crescita economica e sociale.
Il raggiungimento di un miglior stato di salute della popolazione può innestare un circolo
virtuoso, che è l’unica risposta realmente efficace agli scenari previsti per i prossimi decenni.
Ad esempio, una popolazione più sana è più produttiva mentalmente e fisicamente, presenta
un numero inferiore di giorni di assenza per malattia: può lavorare più a lungo, posticipando
l’età pensionabile e in tal modo estendendo gli anni di vita produttivi. Al contrario, un
mancato investimento nella promozione della salute può accompagnarsi ad un doppio
fenomeno: da un lato la diminuzione della popolazione attiva che produce reddito a causa di
malattie e disabilità e dall’altro un incremento delle necessità finanziarie legate all’aumento
delle persone bisognose di cura e assistenza.
L’investimento in salute per molte società occidentali e per i loro sistemi sanitari mira
pertanto a migliorare lo stato di salute della popolazione, sia ritardando il più possibile
l’insorgenza delle patologie croniche caratteristiche dell’anziano, sia facendo sì che questo
ritardo sia maggiore dell’allungamento dell’attesa di vita ottenuto attraverso il miglioramento
delle cure: in altre parole, un aumento dell’attesa di vita senza disabilità. Ci sono evidenze
scientifiche raccolte in Giappone, USA, Canada, Francia, Australia, Svezia e Finlandia che
dimostrano come sia stato possibile in queste popolazioni un aumento dell’attesa di vita non
accompagnato da un aumento del tempo passato con gravi handicap o disabilità. Si tratta di
risultati che vanno ulteriormente verificati in altre popolazioni: in alcuni casi, infatti, sono
state osservate evidenze di segno opposto.

IL CONTESTO E I PRINCIPI PER LA SALUTE CENTRO DI TUTTE LE
POLITICHE

La salute Centro di tutte le politiche (SCTP) è una strategia che possiede un grande potenziale
per la protezione e promozione della salute della popolazione.
Il concetto di base della SCTP è il riconoscimento che la salute non è soltanto il prodotto degli
interventi del settore sanitario, ma è influenzata in larga misura dalle condizioni di vita e da
altri fattori economici e sociali. Ne discende che a livello di popolazione la salute è meglio
promossa da politiche e azioni che vanno al di là di quelle possibili nel settore sanitario.
In virtù delle diverse articolazioni di responsabilità tra le istituzioni internazionali, nazionali e
locali, il principio della SCTP si potrebbe applicare a tutti i livelli decisionali e di governance.
In sintesi, le strategie che si ispirano alla SCTP si basano sull’assunto che la tutela e la
promozione della salute non sono solo responsabilità del sistema sanitario, ma della società
nel suo complesso.
L’approccio SCTP è sostenuto da una solida evidenza scientifica sul ruolo di fattori non
sanitari nei meccanismi alla base della salute o della malattia.
In questo senso è opportuno ricordare il contributo dato da Geoffrey Rose alla definizione
dell’importanza di strategie di popolazione per la prevenzione.
Il paradosso preventivo di Rose dimostra che misure preventive che hanno pochi effetti sugli
individui singolarmente considerati, possono invece dare un grande benefico per la comunità.
Questo approccio, definito approccio di popolazione in contrasto con il cosiddetto approccio
rivolto ai gruppi ad alto rischio, mira a controllare la distribuzione dei determinanti di salute
abbassando il livello medio dei fattori di rischio. Ad esempio, una politica mirante alla
riduzione verso valori medi più bassi della pressione arteriosa in una determinata popolazione
riduce anche in modo significativo il numero di ipertesi.
Un contributo significativo allo sviluppo del concetto di SCTP proviene dalle discipline
ambientali e dallo studio del rapporto tra ambiente e salute. Alla prima Conferenza europea su
ambiente e salute tenutasi a Francoforte nel dicembre del 1989 è stata approvata una «Carta
europea per l’ambiente e la salute» che riafferma il principio che la responsabilità per la tutela
dell’ambiente e per la difesa della salute ricade su tutti i settori della società.
La Carta enfatizza inoltre l’esigenza dell’azione intersettoriale da intraprendere il prima
possibile nei processi di sviluppo.
Dieci anni più tardi a Londra nel giugno 1999, è stata approvata la «Carta europea per il
trasporto, la salute e l’ambiente», nella quale i ministri dei tre settori affermano che «la salute
e il benessere delle comunità devono assumere priorità quando si preparano e si prendono
decisioni sulle politiche infrastrutturali e di trasporto».
Questi principi, sebbene approvati con solennità e mantenuti vivi da processi internazionali,
fanno fatica ad imporsi nelle agende dei settori diversi da quello sanitario, laddove le esigenze
intrinseche di ogni agenda di settore hanno prevalso nella definizione delle priorità e delle
strategie.
Diverse ragioni possono spiegare queste difficoltà. Innanzitutto, la mancanza di una
valutazione effettiva dei costi sostenuti dal sistema sanitario per politiche «insalubri » in altri
comparti priva i ministri della salute degli argomenti economici «di sistema» per un’effettiva
assunzione di responsabilità degli altri settori per la salute.
In secondo luogo, l’integrazione dei principi della SCTP è resa complessa dall’evoluzione dei
processi decisionali. Mentre in molti paesi le responsabilità per l’erogazione dei servizi
sanitari risiedono a livello locale, quelle finanziarie, commerciali, industriali e agricole sono
state in molti casi rinviate a livello internazionale, spesso all’Unione europea o in alcuni casi a
processi e strutture globali.
Questa situazione può limitare le scelte a livello locale e di fatto impedire politiche che
affrontino, ad esempio, le abitudini alimentari o l’esposizione a sostanze tossiche di
provenienza industriale se non sostenute dal contesto internazionale di riferimento.
Inoltre, la globalizzazione, l’integrazione economica e le norme che regolano il commercio
internazionale hanno spesso visto prevalere gli interessi del settore privato, del mercato e
della competitività rispetto alla protezione della salute.
Questo può rendere difficile l’adozione di politiche che, ad esempio, mirino a ridurre il
consumo di prodotti dannosi per la salute laddove ciò comporterebbe misure che limitino la
loro circolazione e commercializzazione in presenza, al contrario, di norme che non
consentono tali interventi regolatori.
Queste osservazioni confermano la necessità di promuovere in modo più efficace e
continuativo il principio alla base della SCTP.
Tuttavia, occorre sottolineare che anche il settore sanitario deve essere effettivamente più
convinto dell’importanza della SCTP.
Ciò è dovuto a vari motivi:
a) la tendenza del settore sanitario a «medicalizzare » – o a minimizzare– le molte cause
esterne di malattia e il ruolo degli altri settori nella promozione della salute e nella
prevenzione;
b) il parziale riconoscimento da parte degli operatori professionali dei diversi settori
dell’impatto sulla salute di politiche e programmi ambientali, sociali, agricoli ed economici;
c) l’assenza di un effettivo coordinamento delle politiche di sviluppo sanitario a livello
internazionale, nazionale e locale.
In sintesi, la sfida più importante per la SCTP è effettivamente quella di riaffermare
l’importanza degli effetti sulla salute delle diverse politiche e la necessità di tenere questa
dimensione in considerazione nella fase di formulazione e implementazione di strategie di
difesa della salute.

SCTP: SFIDE E STRATEGIE PER L’IMPLEMENTAZIONE
La fattibilità della SCTP dipende in primo luogo dalla presenza di strategie sanitarie con un
chiaro obiettivo, in cui il ruolo degli altri settori è ben definito e documentato e non è in
conflitto con i valori e le finalità di ogni parte coinvolta.
Queste condizioni possono essere soddisfatte in modo relativamente agevole quando ci si
confronta con politiche ambientali, sociali o educative per le quali strategie sinergiche
possono essere facilmente identificate ed e’ da li che si deve partire.
Certamente la cosa diviene meno agevole se gli interessi dei settori in gioco appaiono in
conflitto. Meno agevole non significa impossibile!
È il caso, ad esempio di quanto e’ successo alle iniziative per il controllo del fumo in ambienti
pubblici, bar o ristoranti.
Una volontà politica chiara supportata da una seria azione da parte degli organismi preposti e
dal sostegno dell’opinione pubblica, sostenuta dalla disponibilità di chiare e adeguate
evidenze scientifiche ha dato i suoi frutti.
Il successo di programmi di coinvolgimento di altri settori per il miglioramento della salute
dipende anche in larga misura da quanto politiche specifiche abbiano un effetto diretto e non
mediato da altri contesti.
Ad esempio, iniziative miranti a migliorare l’alimentazione nelle scuole possono perdere di
efficacia in presenza di fattori che influenzano negativamente le abitudini alimentari in
famiglia, come le condizioni lavorative o la mancata disponibilità di cibi sani a prezzi
contenuti.
Il costo degli interventi di prevenzione assunti da altri settori può rappresentare un ulteriore
ostacolo se non si rendono espliciti i ritorni anche economici degli interventi. Questa
relazione non è sempre chiara e non sempre sono disponibili dati sufficienti. Nei casi in cui
queste informazioni sono presenti, le evidenze diventano più solide e convincenti.
Gli incidenti stradali sono una delle cause principali di morte e disabilità tra i giovani e i
bambini. Studi effettuati in diversi paesi hanno dimostrato, ad esempio, che per ogni euro
investito per equipaggiare le autovetture con seggiolini di sicurezza per bambini, si
risparmiano 52 euro di costi sanitari, riabilitativi e sociali che si sarebbero spesi in assenza di
questa misura preventiva.
Anche il livello degli interventi è molto importante. Misure di prevenzione assunte a livello
locale non sono efficaci se non inserite in un contesto decisionale più ampio.
Un classico esempio è dato dal controllo dell’inquinamento atmosferico.
Iniziative prese da singole amministrazioni comunali per ridurre l’inquinamento possono
avere una scarsa efficacia se non sostenute da strategie nazionali e internazionali.
Il particolato fine, una delle componenti dell’inquinamento dell’aria più pericolose per la
salute, si sposta anche di centinaia di chilometri dal luogo di emissione, rendendo vane o
scarsamente efficaci misure locali che non siano accompagnate da disposizioni simili in aree
limitrofe. Questo è particolarmente vero in condizioni geografiche e climatiche particolari,
come quelle che si osservano, ad esempio, nella Pianura padana.
Infine, alcune problematiche sono più semplici da gestire e affrontare di altre, e alcune
richiedono un’attenzione costante e di lungo periodo.
Gli impatti sulla salute di particolari politiche possono essere difficili da dimostrare, ovvero
richiedono lunghi periodi prima di dare risultati in termini di riduzione della mortalità e
morbosità.
Ridurre le disuguaglianze sociali e il loro ruolo sulla salute è una sfida di lungo periodo e
certamente di più complessa attuazione se confrontata ad esempio con quanto fatto per il
controllo del fumo nei locali pubblici. ma e’per l’importanza sociale che riveste e’ una sfida
che tutti i politici di desta o di sinistra dovrebbero raccogliere
La sostenibilità e una prospettiva di lungo periodo sono pertanto essenziali per la SCTP,
insieme alla continuità delle risorse umane e alla disponibilità di un’adeguata base
conoscitiva.

CONCLUSIONI
L’ approccio alle politiche di sanità pubblica «salute centro di tutte le politiche» che
intendiamo proporre ha una grande potenzialità come strategia di politica sanitaria e trae
fondamento dalle conoscenze scientifiche sul ruolo preponderante che fattori economici e
sociali giocano nell’influenzare lo stato di salute della popolazione.

L’implementazione dell’approccio Salute al Centro di Tutte le Politiche richiede risorse umane, conoscenze adeguate di sanità pubblica e un ambiente politico e sociale che sostenga convintamene questa strategia sia a livello delle autorità di Governo, sia nella società nel suo complesso, compresi i settori produttivi e le ONG.
Questo contesto è particolarmente importante per quelle problematiche, e sono la maggior
parte, che richiedono interventi e politiche di lungo respiro, come quelle relative alle
esposizioni ambientali o alle abitudini alimentari.
L’approccio SCTP è basato sulle conoscenze scientifiche accumulate in sanità pubblica per
molti decenni e offre potenzialità per la prevenzione di grande importanza e di ragionevole
sostenibilità.
Di fronte alle sfide che le società occidentali dovranno affrontare nei prossimi decenni per
promuovere e difendere la salute della popolazione, la strategia SCTP appare un’opzione
valida per garantire la sostenibilità del sistema sociale e sanitario del XXI secolo.


COME E CON CHI COLLABORIAMO
Lega Diritti del Malato vuole garantire a tutte le persone un diritto fondamentale:
quello alla salute.
Per raggiungere quest’obiettivo gli interlocutori privilegiati sono le persone e le strutture che
operano o beneficiano della sanità: personale medico e paramedico, associazioni di
volontariato, amministratori ed ovviamente i malati.
La salute non ha colore, a noi non importa con quale approccio politico si intenda operare.
La cosa basilare è che si raggiunga il risultato: piu’ persone sane e un migliore servizio
sanitario. Quindi, nessuna pregiudiziale nei confronti di nessun partito o movimento anzi , la
nostra speranza e’ quella di sensibilizzare quei gruppi politici che attualmente, avendo piu’
possibilita’ di Lega Diritti del Malato, potranno da subito attuare quelle politiche finalizzate
ad un miglioramento del sistema sanitario.
Collaborazione con il personale medico e paramedico:
Coinvolgere autorevoli medici in campagne d’informazione sulla prevenzione su vasta scala
in modo da sensibilizzare la popolazione su stili di vita più sani che migliorino lo stato di
salute generale ed abbassino i costi a carico del sistema sanitario.
Un tema che viene spesso trascurato è quello del rapporto umano tra medico e paziente. Il
nostro movimento vorrebbe che quest’aspetto entrasse pienamente nel percorso formativo dei
medici.
Collaborazione con gli amministratori e dirigenti:
Una buona sanità non può prescindere da un uso oculato e responsabile delle risorse
pubbliche e da una politica di assunzione trasparente di personale competente.
La possibilità di creare o potenziare una rete per l’assistenza domiciliare del malato
consentirebbe alla persona di rimanere nel proprio ambiente famigliare con i relativi vantaggi
sia dal punto di vista psicologico sia economico.
Una buona sanità dipende anche dalle pratiche quotidiane. È fondamentale far rispettare le
norme igieniche fondamentali e combattere le cattive abitudini.
Il dialogo e il confronto con le persone chiamate a svolgere questo compito fondamentale per
la società è imprescindibile.
Collaborazione con il mondo del volontariato:
In questo settore esistono tantissime associazioni che operano in modo professionale ed
encomiabile e sono alle volte poco conosciute dalla popolazione.
Un maggior coordinamento in questo settore, ottimizzando le varie risorse, potrebbe portare a
risultati ancora più sorprendenti.
I malati:
Il centro di tutte le nostre azioni deve essere la persona che si trova in un particolare stato di
debolezza sia fisica sia psicologica dovuto alla malattia. Uno stato che coinvolge tutte le
persone a lui vicine che ne condividono la sofferenza.
Il mondo della sanità è un mondo complesso con cui tutti noi, per i più diversi motivi abbiamo
avuto contatto.
Solo collaborando con tutti i soggetti coinvolti, in modo aperto e responsabile nel rispetto dei
vari ruoli e competenze, si può migliorare il servizio offerto nell’interesse di tutti .