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DIABETE QUELLO CHE SI DEVE SAPERE.

Interessante Conferenza, in Francese, con il Professor Vaiscat (inizia dal minuto 13).

Introduzione

L’insulina è un ormone prodotto dal pancreas che serve a mantenere normali i valori di glucosio (zucchero) presenti nel sangue (glicemia), modulandone l’ingresso nelle cellule e l’utilizzo come fonte di energia.

Il diabete mellito è una malattia metabolica che si verifica quando la produzione d’insulina risulta alterata; ne consegue un accumulo di glucosio nel sangue (iperglicemia) che può essere responsabile della comparsa di numerosi sintomi intensi e debilitanti per l’organismo.

Tra le tipologie più comuni di diabete, figurano:

  • Il diabete mellito di tipo 1: è la forma di malattia più frequente nel periodo infantile e adolescenziale, ma non sono rari i casi di esordio in età adulta. Viene considerata una malattia autoimmune, perché sostenuta dalla produzione di autoanticorpi che attaccano le cellule del pancreas deputate alla secrezione di insulina, riducendo o azzerando il quantitativo di ormone prodotto.
  • Il diabete mellito di tipo 2: è la forma di malattia di gran lunga più frequente (circa il 90% dei casi) ed è tipico dell’età matura. Questo tipo di diabete, che riconosce come causa fattori ereditali e ambientali, si caratterizza per un duplice difetto:
    • l’insulina prodotta non agisce in maniera soddisfacente (insulino-resistenza)
    • non viene più prodotto un quantitativo sufficiente di insulina per soddisfare le necessità dell’organismo (deficit di secrezione di insulina).
  • Il diabete gestazionale: la malattia è diagnosticata in presenza di un aumento significativo della glicemia nel corso della gravidanza (principalmente nel secondo trimestre); nella maggior parte delle donne con diabete gestazionale, comunque, le glicemie tendono a tornare normali dopo il parto.

I sintomi del diabete, solo in parte variabili in base alla forma sviluppata, sono tutti riconducibili al fenomeno dell’iperglicemia e correlati alla severità di quest’ultima, riconoscerli è importante per poter intervenire sulla malattia, fin dalle sue primissime fasi di sviluppo.

Sintomi del diabete mellito di tipo 1

Il diabete di tipo 1 esordisce in maniera acuta e improvvisa, spesso associandosi a febbre, e i sintomi caratteristici sono:

  • poliura (aumento del volume e della produzione di urine che supera i 2 litri al giorno),
  • polidipsia (aumento della sete),
  • polifagia paradossa (aumento della fame e della quantità di cibo assunto, ma con dimagrimento improvviso e inspiegabile).

Questa triade sintomatologica è ascrivibile alla scarsità o all’assenza di insulina a causa della malattia; il deficit di questo ormone, infatti, impedisce all’organismo di poter utilizzare il glucosio per ricavare l’energia necessaria al suo funzionamento:

  1. Lo zucchero introdotto attraverso l’alimentazione, non potendo essere utilizzato, viene eliminato dal corpo mediante le urine (che però aumenteranno di quantità perché i reni hanno la necessità di diluire sufficientemente il quantitativo di glucosio presente in circolo).
  2. Come conseguenza dell’aumentata diuresi (aumento della produzione di urina), l’organismo invia segnali di sete, per evitare di disidratarsi; il paziente, quindi, sentirà la sensazione di non riuscire a bere a sufficienza e assumerà dall’esterno un quantitativo di liquidi sempre maggiore.
  3. Le cellule, non avendo a disposizione il glucosio, sfruttano sostanze alternative (come le proteine presenti nei muscoli e i grassi) per fornire energia all’organismo. Si verifica dunque un aumento del senso di fame che porta a mangiare di più, ma con un dimagrimento paradosso dovuto all’incapacità di trarre energia dagli zuccheri consumati.
  4. Non essendo più disponibile l’energia fornita dagli zuccheri, il corpo si affatica, manifestando stanchezza e debolezza muscolare.
  5. Passando ad un metabolismo di tipo lipidico vengono bruciati in prevalenza acidi grassi e trigliceridi (punto 3), con conseguente produzione di corpi chetonici (acido acetico, acetone, acido idrossi-butirrico) in grado di determinare una riduzione del pH, con valori di acidosi molto marcata. La chetoacidosi diabetica che ne deriva può rappresentare, oltre che una complicanza di questa malattia, anche un suo sintomo d’esordio; I sintomi tipici di questa condizione, comprendono:
    • vomito,
    • disidratazione,
    • respirazione ansimante e profonda,
    • confusione mentale,
    • fino al coma.

Talvolta i disturbi tipici del diabete di tipo 1, possono andare incontro ad una regressione spontanea subito dopo l’esordio della malattia e il paziente appare come guarito.

Questo fenomeno, noto come della “luna di miele”, è in realtà transitorio e precede di alcuni mesi il periodo in cui, con la ricomparsa stabile della sintomatologia, il paziente diventerà definitivamente diabetico.

Le altre manifestazioni cliniche del diabete, insorgono sul medio-lungo periodo sotto forma di complicazioni, direttamente correlate al grado di iperglicemia e di scompenso metabolico; le principali sono:

  • neuropatie,
  • pelle secca,
  • visione offuscata,
  • rallentata guarigione delle ferite,
  • facilità a sviluppare infezioni,
  • prurito cutaneo,
  • disturbi renali,
  • ipertensione,
  • sintomi vescicali (aumentata frequenza ed urgenza, nicturia, incontinenza; in fase terminale riduzione della sensibilità vescicale),
  • sintomi gastro-intestinali (come ad esempio disfagia, senso di sazietà precoce, reflusso gastroesofageo, stipsi, dolore addominale, nausea e vomito e diarrea),
  • irritabilità.

Sintomi di diabete di tipo 1 nei bambini

Nei bambini il diabete di tipo 1 era praticamente l’unica forma diagnosticata fino a poco tempo, mentre recentemente la situazione sta cambiando a causa dell’epidemia dilagante di obesità e cattiva alimentazione in età infantile.

Come negli adulti, anche nei bambini i sintomi del tipo 1 esordiscono spesso improvvisamente, ma in età pediatrica è comune osservare una sintomatologia simile a quella influenzale.

Nel complesso si rileva grande soggettività, ma tra i sintomi e i segni possibili ricordiamo:

  • alti livelli di zucchero nel sangue (iperglicemia),
  • alti livelli di zucchero nelle urine (glicosuria),
  • sete eccessiva ed insolita,
  • sintomi e segni di disidratazione,
  • minzione frequente (un lattante può aver bisogno di cambiare più spesso il pannolino, mentre bimbi più grandi possono ricominciare a bagnare il letto),
  • fame eccessiva e perdita di peso (perdita di appetito nei più piccoli),
  • visione offuscata,
  • nausea e vomito,
  • dolore addominale,
  • debolezza e stanchezza,
  • irritabilità e cambiamenti di umore,
  • grave dermatite da pannolino che non risponde alle terapie,
  • respiro fruttato e accelerato,
  • infezione da candida nelle bambine.

Sintomi del diabete mellito di tipo 2

Il diabete tipo 2 è la forma più comune e colpisce di norma in tarda età, spesso a causa di uno stile di vita errato; esordisce lentamente e con sintomi inizialmente poco evidenti, rendendo difficile elaborare una diagnosi di malattia rapida e certa, al contrario solitamente il riconoscimento della malattia avviene casualmente, nel corso di esami di laboratorio condotti per altri motivi, in pazienti che in apparenza del tutto asintomatici.

I sintomi che potrebbero comparire, sono per la maggior parte comuni al diabete di tipo 1 e innescati dagli stessi meccanismi (cui si rimanda per la descrizione), tra questi si annoverano in particolare:

  • minzione più frequente, soprattutto notturna,
  • sete,
  • stanchezza,
  • frequenti episodi di candida genitale (con prurito),
  • guarigione rallentata delle ferite,
  • occhi secchi.

Si noti tuttavia che tra questi sintomi non figura la polifagia paradossa (aumento dell’appetito e diminuzione del peso), che rappresenta uno dei sintomi tipici del diabete di tipo 1 ma non del diabete di tipo 2; il paziente con diabete di tipo 2 è infatti tipicamente una persona obesa o con tendenza ad ingrassare

Dal punto di vista degli esami di laboratorio, oltre ovviamente a

  • iperglicemia (aumento degli zuccheri nel sangue),
  • glicosuria (presenza di zucchero nelle urine),

caratteristiche del diabete, si rilevano spesso anche

  • ipertrigliceridemia (trigliceridi alti),
  • iperuricemia (aumento della quantità di acido urico nel sangue, fattore di rischio per la gotta).

Sintomi del diabete gestazionale

Il diabete gestazionale non è sempre sintomatico e, solo in alcuni casi può causare nelle gestanti gli stessi sintomi del diabete di tipo 2 (es. aumento della diuresi, stanchezza, aumento della sete). Per approfondire clicca qui.

Quando chiamare il medico

Riconoscere i sintomi del diabete mellito consente di poter individuare la malattia in fase precoce ed elaborare la corretta strategia di trattamento.

È importante non sottovalutare:

  • Nel bambino/giovane la necessità di urinare spesso, associata a sete intensa e dimagrimento inspiegabile, potrebbero essere la spia di un diabete di tipo 1.
  • In un individuo adulto la necessità di urinare spesso, che si associa a sete marcata e in presenza dei fattori di rischio del diabete di tipo 2 (obesità, ipertensione, sedentarietà, trigliceridi alti) dovrebbe indurre alla verifica.

Diagnosi

Lo specialista che si occupa di diabete è il diabetologo, di norma un endocrinologo specializzato in questa condizione.

Per una corretta e certa diagnosi è sufficiente una sola delle seguenti condizioni, confermata in almeno due occasioni:

  • Sintomi di diabete (aumentate urine, sete, perdita di peso inspiegabile) in presenza di un valore di glicemia misurata in un momento qualunque della giornata superiore a 200 mg/dl.
  • Glicemia a digiuno superiore a 126 mg/dl, per digiuno s’intende la assoluta mancata assunzione di cibo da almeno 8 ore.
  • Glicemia maggiore o uguale a 200 mg/dl durante una curva da carico; questo test lo si effettua di norma in ospedale, somministrando una quantità nota e definita di zuccheri e rilevando in seguito come cambia il valore misurato.
  • Emoglobina glicata uguale o superiore a 6.5%

Esistono infine alcune situazioni in cui, pur non superando i valori indicati di glicemia, si parla di intolleranza glucidica:

  • alterata glicemia a digiuno (compresa tra 100 e 125 mg/dL)
  • ridotta tolleranza glicidica o intolleranza al glucosio (glicemia durante una curva di carico tra 140 e 200 mg/dL)
  • emoglobina glicata compresa tra 6.0 e 6.4.

Molto spesso queste situazioni si verificano in presenza di altre condizioni patologiche come sovrappeso, dislipidemia (semplificando, colesterolo e/o grassi in eccesso nel sangue), ipertensione (ossia pressione alta).

La condizione di intolleranza glucidica è una situazione clinica, spesso sottovalutata, che precede il diabete di tipo 2; si tratta in molti casi di una condizione reversibile (per questo motivo si preferisce non usare più il termine pre-diabete, come in passato), a patto di impegnarsi in modo costante e scrupoloso in un deciso miglioramento dello stile di vita:

  • perdere peso se necessario,
  • diminuire drasticamente il consumo dei dolci e dei farinacei prodotti con farine raffinate (cioè non integrali),
  • aumentare la quantità di attività fisica.

A seconda dei casi potranno essere presi in considerazioni interventi più mirati, come ad esempio il ricorso già in questa fase alla metformina, drastici cambiamenti della dieta (i possibili approcci sono numerosi, ma solo alcuni autori suggeriscono diete povere di carboidrati, eventualmente limitate a pazienti selezionati), … Si tratta di approcci che non godono dell’unanimità dei pareri della comunità scientifica e sono quindi da valutare ad personam con un endocrinologo.

Fonti e bibliografia