
Perché la Federazione LDM affronta questa storia
La Federazione Lega Diritti del Malato non si limita a difendere i diritti dei pazienti, ma si batte contro tutti i meccanismi che riducono la libertà, la dignità e la salute dei cittadini.
Per questo guardiamo al passato: negli anni ’60, in Italia, tre uomini straordinari — Adriano Olivetti, Mario Tchou ed Enrico Mattei — provarono a costruire un Paese indipendente, giusto e innovativo. Morirono in circostanze drammatiche e mai del tutto chiarite.
Il loro destino ci interroga ancora oggi: quando un Paese cerca autonomia, troppo spesso si scontra con il potere delle grandi multinazionali e degli interessi internazionali.
Adriano Olivetti: un’impresa che metteva l’uomo al centro
Olivetti non era un industriale come gli altri. A Ivrea aveva creato una comunità: fabbrica, scuole, biblioteche, case per i lavoratori.
Ma non si fermò al sociale: con l’ELEA, portò l’Italia davanti a tutti nell’informatica europea.
Il 27 febbraio 1960 morì improvvisamente su un treno. Infarto, dissero. Eppure, l’assenza di una vera autopsia e il contesto fanno pensare che la sua scomparsa fosse “utile” a chi vedeva in Olivetti un pericoloso modello alternativo: non il capitalismo puro, ma un’economia a servizio dell’uomo.
Mario Tchou: il genio dell’informatica italiana
Italo-cinese, giovane, brillante, Tchou era il padre del primo computer europeo a transistor: l’ELEA 9003.
Avrebbe potuto fare dell’Italia un’avanguardia globale, anticipando persino l’IBM.
Il 9 novembre 1961 morì in un incidente stradale mai chiarito. Senza di lui, la divisione elettronica Olivetti perse forza e nel 1964 fu venduta a General Electric.
Così l’Italia abbandonò il sogno di diventare protagonista mondiale nel settore che avrebbe cambiato il secolo: l’informatica.
Enrico Mattei: l’uomo che sfidò i giganti del petrolio
Mattei guidava l’ENI come un generale in battaglia. Non si piegava alle Sette Sorelle (le multinazionali anglo-americane del petrolio). Firmava contratti più equi con Iran, Egitto, Algeria, e perfino con l’URSS.
Il 27 ottobre 1962, il suo aereo esplose nei cieli di Pavia. Oggi è accertato: fu attentato. Le responsabilità restano avvolte tra CIA, servizi francesi e mafia.
Con lui svanì la prospettiva di un’Italia energeticamente indipendente.
Un filo rosso: multinazionali e poteri forti
Tre uomini, tre sogni spezzati.
- Olivetti metteva in discussione l’egemonia industriale e culturale americana.
- Tchou minacciava il monopolio tecnologico dell’IBM.
- Mattei rompeva il cartello petrolifero mondiale.
Le loro morti avvantaggiarono sempre qualcun altro: multinazionali straniere, lobby energetiche, mercati finanziari.
Non abbiamo certezze assolute: fu complotto, coincidenza, pressione politica? Probabilmente un intreccio di tutto questo. Ma il risultato fu chiaro: l’Italia perse la sua occasione di diventare davvero indipendente.
Multinazionali ieri e oggi: un parallelo inquietante
Negli anni ’60 i colossi erano IBM e le Sette Sorelle.
Oggi i nomi sono diversi: Big Pharma, Big Tech, grandi gruppi finanziari, assicurazioni private. Ma la logica è la stessa: concentrare potere e condizionare le scelte degli Stati.
- Allora fu negato all’Italia il futuro dell’informatica e dell’energia.
- Oggi rischiamo di veder negato il futuro della sanità pubblica: privatizzazioni, tagli, logiche di mercato.
Per questo la Federazione LDM affronta questi temi: difendere la salute significa difendere la capacità del Paese di non piegarsi a interessi estranei al bene comune.
Una lezione per oggi
Ricordare Olivetti, Tchou e Mattei significa capire che l’indipendenza si paga cara, ma che senza autonomia non c’è progresso né salute.
Il nostro compito, come Federazione, è dare voce ai cittadini perché non siano le multinazionali a decidere il nostro futuro, ma le comunità, le istituzioni e i diritti di chi vive e lavora in Italia.
Italia tradita ieri, Italia da difendere oggi.
La memoria è la nostra arma più potente.